La dimensione gruppale in psicoterapia, in riabilitazione, nei contesti di sostegno sociale permette, a ogni membro del gruppo, di confrontarsi con la propria memoria storica: la propria dimensione gruppale.
Il Sé gruppale nasce durante le prime esperienze all'interno del gruppo primario (quelle che Bion chiama prototipiche), la famiglia e che si estende anche durante le esperienze del gruppo dei pari (scuola materna, scuola secondaria e gruppi sociali successivi).
L'insieme delle relazioni gruppali sperimentate durante l'età evolutiva, sommate alle relazioni primarie diadiche costruiscono il senso del sé e di essere al mondo, i Modelli Operativi Interni (MOI) che potremmo definire "sistemici".
Ma la nostra identità non finisce qui.
La matrice intrinsecamente sistemica e relazionale dell'essere umano è resa multipla nelle dinamiche di gruppo, indipendentemente dalla sua forma, in cui, sia a livello conscio che inconscio si inseriscono e prendono forma gli aspetti tipicamente culturali, politici, religiosi.
In questo processo dinamico la cultura entra nella rappresentazione del Sé sociale.
Le forme del gruppo.
Esistono e si possono formare diverse tipologie di gruppi: gruppi psicoterapeutici, di sostegno sociale, di comunità, di lavoro, di supervisione, etc.. La mia lunga esperienza clinica con i gruppi mi ha permesso di esplorare e studiare diverse forme di gruppo, da cui ho tratto molti insegnamenti e arricchimento personale.
In questo articolo mi soffermo sul gruppo terapeutico.
Secondo il mio modello multidimensionale di psicoterapia che integra diversi approcci psicoterapeutici: cognitivo evoluzionista, psicodinamico, cognitivo comportamentale e biopsicosociale in ottica Pnei (psiconeuroendocrinoimmunitario), la psicoterapia di gruppo è concepita in un nuovo sistema in itinere, costituito dall'insieme delle persone e dalle relazioni che fra queste si vengono a creare.
In questa visione multisistemica, nel gruppo di psicoterapia convivono unità e molteplicità interagenti, e quindi diversi livelli di complessità: gli individui ciascuno con le proprie caratteristiche, la propria storia personale, la propria cultura, e la dimensione collettiva (gruppo come fenomeno) che agisce, si muove e si identifica come insieme.
Inevitabilmente ogni membro del gruppo, in modo consapevole o inconscio, porta se stesso, la propria esperienza di vita, i miti costruiti nel tempo, i propri schemi relazionali, le proprie emozioni, credenze, e tutte queste dimensioni personali si intrecciano, a vari livelli, con quelle di tutti gli altri membri, nasce così un nuovo sistema gruppo.
Anche nel gruppo terapeutico, come accade nel gruppo familiare, si vengono a costituire regole, si creano ruoli e funzioni, sottosistemi e alleanze. E quindi anche il gruppo di psicoterapia costruisce una propria identità, la propria storia che diviene il nuovo contesto di crescita personale.
Nel gruppo terapeutico è possibile rivedere, rileggere, accettare e modificare se necessario, i propri schemi relazionali disfunzionali, attraverso un lavoro consapevole e non giudicante con la guida del terapeuta.
Attraverso un lavoro gruppale si forma la storia del gruppo, essa si costruisce nel momento stesso in cui inizia la terapia, quando i contesti individuali si intrecciano e si contaminano.
Rispetto al lavoro individuale, in psicoterapia di gruppo si pone maggiormente l'accento sulle dinamiche relazionali che avvengono in tempo reale. Tutto assume un altro significato se abbiamo la possibilità di comprendere, chiarire e riflettere su ciò che accade nel momento presente nei contesti interpersonali. E quindi il tempo storico viene a coincidere con il tempo terapeutico.
Quasi sempre scelgo di formare gruppi aperti, perché credo che abbiano un potente valore terapeutico. I gruppi aperti di psicoterapia sono quelli in cui il terapeuta, sceglie e informa fin dall'inizio i partecipanti, che nel gruppo potrà entrare un altro membro, previo preavviso e condivisione della scelta del terapeuta. Questa "regola" permette di lavorare sul tema del confine del gruppo, altro aspetto fondamentale che fa riferimento al gruppo primario.
Il contesto gruppale attiva diversi sistemi motivazionali su base innata, in primis il sistema agonistico e di attaccamento e il sistema affiliativo. L'obiettivo è andare verso una coesione gruppale, in cui l'intimità del gruppo facilita la crescita individuale.
Il tema dei confini si inserisce in questo momento cosi delicato in cui, percepito un senso di appartenenza, di sicurezza, in cui potersi esprimere senza paura, l'inserimento di un nuovo elemento può essere vissuto come una minaccia per il sé ma anche per il gruppo stesso.
Ma accettare che il proprio spazio sicuro abbia dei confini flessibili e non rigidi, significa sostanzialmente accettare e sostenere la vera apertura e condivisione con il mondo, significa aver acquisito maggior sicurezza interna. E' il cammino terapeutico di un gruppo aperto.
La flessibilità dei confini vale anche per i membri del gruppo che decidono di interrompere la psicoterapia. E' importante comprendere che ogni movimento di un sistema disorganizza il sistema stesso e che esso è quindi chiamato a riorganizzarsi. Ma questa è la vita e questa è la nostra ricchezza, se tutto fosse sempre fermo non avremmo possibilità di evoluzione.
I processi sopra esposti, sono attuati seguendo delle regole fondamentali che il terapeuta di gruppo assolve con molta cura.
La psicoterapia di gruppo si muove seguendo regole esplicite e implicite che definiscono il contesto. Alcune di queste regole vengono comunicate in prima seduta dal terapeuta, altre, per lo più implicite, vengono create nel tempo dal gruppo stesso e possono essere meta-comunicate o modificate per adattarsi all'ulteriore evoluzione del gruppo.
Una volta raggiunta la coesione del gruppo e accettata la flessibilità dei suoi confini, ogni
partecipante sente di muoversi in sicurezza per esplorare i propri conflitti, le paure, gli abbandoni, rimettere in discussione i propri schemi mentali.
Il gruppo diviene così quel campo relazionale in cui ogni partecipante può riprendere in mano la propria vita, fare le proprie scelte, confrontarsi sui propri dubbi e fragilità.
Il gruppo offre quindi una rete di sicurezza attraverso cui sperimentare scenari esistenziali, anche se dolorosi.
Nei miei gruppi di psicoterapia posso attuare, inoltre, se necessario, tecniche di gestione dello stress, e dello stress post traumatico, come l'EMDR (secondo il protocollo di gruppo), tecniche psico-corporee e la mindfulness.
Molta attenzione la dedico anche all'aspetto psicoeducazionale riguardo alla nutrizione e all'igiene del sonno, mentre ai gruppi già avviati propongo due seminari annuali, di 3 ore ciascuno, da svolgere insieme su temi concordati nelle sessioni di gruppo.
Nei gruppi psicoterapeutici integrati il percorso si orienta verso l'apprendimento di scelte autonome che sono utili nel momento presente, capaci di orientare ogni membro in modo adattivo rispetto all'ambiente in cui è immerso. E dunque, 'idea di Yalom di "ricapitolazione" può essere sostituita dall'idea di rinarrazione, rievocazione, riattivazione. (Giordano e Curino, 2013).
Il focus del processo terapeutico si situa nel qui ed ora del gruppo, anche se si lavora col "materiale" del passato: connettere il passato, il là e allora degli apprendimenti disfunzionali in tutte le loro sfumature, nella scena del presente del gruppo rappresenta il punto massimo di perturbazione delle rigide mappe introiettate nel gruppo primario.
La condivisione affettiva del gruppo permette di sfidare meccanismi di produzione di significato rigidi, indebolire le mappe apprese in famiglia, ed incrementare i gradi di libertà, aumentando il numero di scelte possibili.
Il gruppo diviene così il luogo dove si possono sperimentare sensi di appartenenza diversi rispetto a quelli familiari e si vivono relazioni di conferma di nuove parti di sé.
Nel sistema terapeutico gruppale integrato il terapeuta deve avere la capacità di mantenere un livello di pensiero “mèta” che gli permetta di trovare le connessioni tra le trame delle tante storie e tra i possibili sviluppi dei partecipanti.