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Stress e trauma

Trauma

Nell’accezione comune la parola stress fa immediatamente riferimento a qualcosa di negativo e di dannoso per il nostro organismo: “Sono nervoso, soffro di insonnia, non riesco a concentrarmi, è lo stress”, “Ho sempre mal di stomaco, sono stressato!!”, “la situazione in famiglia è stressante!”, etc..

Stress è un termine abusato anche in ambito medico, spesso utilizzato in modo vago e impreciso per indicare una condizione non ancora ben definita.

Ma che cos’è lo stress e quando fa male?

Per comprendere al meglio il significato del concetto di stress è possibile darne una spiegazione psicobiologica.

 

Lo Stress è un insieme di risposte specifiche e non specifiche che un individuo dà a una serie molteplice di stimoli (interni all’organismo ed esterni) che rompono il suo equilibrio e lo attivano per affrontarli. Questi stimoli possono essere riferiti ad eventi positivi o negativi a cui ogni individuo reagisce a seconda delle proprie caratteristiche biologiche, psicologiche e culturali. Sappiamo anche che un breve stress fa bene, migliora i processi di memoria e di attenzione, stimola la creatività, migliora la performance e mantiene in buona salute il nostro corpo.

 

Ma tutti gli eventi che mobilitano il nostro organismo, che abbiano una connotazione positiva (una gradita sorpresa, una promozione, un incontro passionale), che siano una sfida (una competizione sportiva o professionale) o che abbiano una connotazione negativa (problemi familiari, problemi professionali, conflitti relazionali, etc..) per non essere nocivi non devono avere un impatto eccessivo e protratto nel tempo sulla mente e sul corpo.

Questo significa che il nostro organismo non può tollerare stati estremi e prolungati di tensione/sforzo (stressor) perché esaurisce le risorse psicobiologiche per fronteggiarlo.

Le ripercussioni, in tal senso, sulla salute sono di sviluppare disturbi e malattie fisiche e psicologiche, per es. disturbi gastrointestinali, ipertensione, dermatiti, disturbi respiratori, cefalee, disturbi d’ansia e dell’umore, etc…

 

Lo stress nelle situazioni estreme

Un’attenzione particolare è rivolta a quegli avvenimenti nella vita estremi, non facilmente gestibili o addirittura intollerabili.

Mi riferisco agli effetti traumatici conseguenti ad eventi abnormi come le catastrofi naturali, i gravi incidenti, i lutti complicati, le malattie croniche, le violenze e gli abusi, l’abbandono infantile, l’isolamento sociale, etc.

In questi casi il sistema neuropsicobiologico dell’individuo può andare in tilt provocando grande sofferenza e malattia.

 

Il trauma

Come esseri umani apparteniamo ad una specie estremamente capace di riadattarci dopo aver subito guerre, atroci disastri, violenze e tradimenti vissuti nel corso della nostra esistenza.

Le esperienze traumatiche, tuttavia, lasciano tracce profonde nell’individuo, nella società a vari livelli, contribuendo altresì ad avere un impatto importante anche nelle nostre culture.

Il trauma, per definizione, è intollerabile, ma gli eventi traumatici non sono tutti uguali. Il contributo di nuove branche della ricerca scientifica (le neuroscienze, la psicopatologia dello sviluppo infantile e la neurobiologia interpersonale), ci rendono una conoscenza sempre maggiore degli effetti del trauma e come possiamo intervenire.

Oggi sappiamo che gli effetti dello stress traumatico continuativo e cumulativo, in età infantile ma anche nell’adulto, produce cambiamenti psicologici reali, compromettendo alcune aree del cervello che trasmettono la percezione fisica e corporea di essere presenti e agenti della propria esistenza.

Ma oggi sappiamo anche, e questo è il dato più importante, che quello che è stato compromesso a livello biochimico e psicologico può essere sanato e riabilitato.

L’intervento per i Disturbi trauma correlati è generalmente di tipo integrato (psicoterapia e farmacoterapia) da parte di specialisti nel settore.

 

Il disturbo da stress acuto

Il Disturbo da Stress Acuto può manifestarsi entro un mese dall’esposizione ad un evento traumatico estremo (incidenti, catastrofi naturali, rapine, maltrattamenti, violenze, ecc..) che la persona ha vissuto direttamente o indirettamente. Il disturbo presenta le caratteristiche tipiche dello stress traumatico: intensa paura, orrore, impotenza, e la prevalenza di sintomi dissociativi:

  • distacco o assenza di reattività emozionale

  • depersonalizzazione

  • amnesia dissociativa

  • derealizzazione

  • ricorrenti, involontari e intrusivi ricordi o immagini dell’evento traumatico (flashback)
     

Sintomi di evitamento:

  • tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti associati al trauma

  • tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, attività, oggetti associati al trauma)

 

Sintomi di iperattivazione fisiologica e psicologica:

  • alterazioni del sonno: insonnia o sonno agitato

  • irritabilità, esplosioni di rabbia

  • ipervigilanza

  • perdita di concentrazione

  • senso continuo di allarme e agitazione

  • aspetto dell’evento traumatico

 

Evitamento persistente degli stimoli associati al trauma e attenuazione della reattività generale (due, tre o più dei seguenti elementi):

  1. Sforzi per evitare pensieri, sensazioni o conversazioni associate al trauma

  2. Sforzi per evitare attività, luoghi o persone che evocano ricordi del trauma

  3. Memoria dell’evento traumatico non integrata

  4. Sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri

  5. Affettività ridotta

  6. Sentimenti di diminuzione delle prospettive future

    Sintomi persistenti di iperattivazione (iperarousal), non presenti prima del trauma, due o più dei seguenti elementi:
     

  7. Disturbi del sonno

  8. Irritabilità o scoppi di collera

  9. Difficoltà a concentrarsi

  10. Ipervigilanza

  11. Esagerate risposte di allarme

 

Disfunzioni psicobiologiche nel DPTS:

  • risposte estreme del sistema nervoso autonomo a stimoli che rievocano il trauma (aumento del ritmo cardiaco, aumento o diminuzione della pressione sanguigna, ansia intensa o attacchi di panico, disturbi gastroenterici e neurovegetativi – come nausea, dolori addominali, cefalee, svenimento)

  • iperreattività a stimoli intensi ma neutrali, quindi interpretazione fisiologica errata di stimoli innocui  percepiti come potenziale minaccia (suoni, rumori, immagini visive, ecc..)

  • alterazioni (aumento e/o diminuzione) della secrezione di neurormoni endogeni sensibili alla regolazione e risoluzione dello stress (catecolamine, serotonina, cortisolo, ossitocina, vasopressina, oppiodi endogeni, ecc..). Queste alterazioni ormonali non permettono all’organismo di ristabilirsi e risolvere lo stress traumatico.

  • Le alterazioni neurormonali, inoltre, incidono sulle modalità in cui le esperienze traumatiche vengono depositate (consolidate) nella memoria a lungo termine. Il Disturbo da Stress Post Traumatico, quindi, può condurre a forme esasperate di ricordo o al contrario a forme di oblio, bloccando in tutti e due i casi all’elaborazione funzionale del ricordo traumatico.

 

Una delle complicazioni del disturbo che possono frapporsi alla guarigione è che un particolare evento può attivare altri ricordi, da lungo tempo dimenticati, di traumi precedenti, creando così un circolo vizioso.

Negli ultimi anni, le ampie ricerche sul trauma, hanno dimostrato che la dissociazione (perdere il contatto con la realtà come se l’evento stia accadendo a qualcun altro) al momento del trauma è una concomitante importante per lo sviluppo del Disturbo da Stress Post Traumatico.

 

La reattività psicologica cronica e la conseguente incapacità di regolare le reazioni autonome a stimoli interni o esterni, caratteristiche del disturbo post traumatico, incidono sulla capacità dell’individuo di utilizzare le emozioni come segnali. Di conseguenza, l’individuo che soffre di Disturbo da Stress Post Traumatico perderà la propria capacità di valutazione degli stimoli in arrivo, e tenderà, invece, a passare immediatamente dallo stimolo alla risposta, senza essere prima in grado di capire il significato di ciò che sta accadendo. Questo fa siche l’individuo rimanga immobilizzato, fugga o, in alternativa, reagisca in modo aggressivo anche in risposta a stimoli negativi minori.

 

La cura

Il trattamento per il DPTS è la psicoterapia e in alcuni casi supportata da una farmacoterapia. Le tecniche elettive di intervento: l’EMDR,  Cognitivo-comportamentali, tecniche psicocorporee, protocolli specifici di psicotraumatologia.

 

Il disturbo da stress post traumatico complesso (dptsc)

I Traumi Complessi fanno riferimento alle ampie e mutevoli conseguenze di tutti i traumi prolungati e ripetuti. Quelle situazioni in cui le vittime non possono sottrarsi o sono sotto il controllo di persecutori (prigionie, campi di concentramento, sfruttamento e violenza, violenze e/o abusi familiari, maltrattamenti, abusi fisici o psicologici sui bambini, coercizioni fisiche o economiche, e simili….). Tutti coloro che (in età adulta o addirittura fin dall’infanzia) sono sopravvissute a traumi prolungati e ripetuti più specificatamente di natura interpersonale possono sviluppare una sindrome post traumatica complessa.

La complessità del disturbo riguarda principalmente tre aree:

  • un quadro sintomatologico più ampio, diffuso e persistente

  • personalità: le vittime di traumi prolungati possono sviluppare disturbi della personalità e alterazioni nella sfera delle relazioni e dell’identità

  • una certa vulnerabilità verso violenze ripetute sia autoinflitte sia inflitte da altri

Sintomatologia:

Le condizioni ambientali patologiche in cui si verificano abusi prolungati, di ogni genere, favoriscono lo sviluppo di una grande varietà di sintomi psicopatologici amplificati e più generalizzati, soprattutto se la traumatizzazione persiste in età infantile o nello sviluppo.

  • Ipervigilanza, ansia e agitazione

  • Insonnia, esagerate risposte di allarme e irritabilità

  • Sintomi somatici frequenti: emicranie e cefalee tensive, disturbi gastrointestinali, dolori di schiena o pelvici, tremori , sensazioni di soffocamento o nausea

  • Sincope (svenimento)

  • Stati e sintomi Dissociativi:
    Come specificato prima, in tutte quelle condizioni in cui persiste grave coercizione fisica e psicologica (anche in età infantile), le vittime possono diventare abili (spesso involontariamente, soprattutto i bambini) nel praticare tecniche di modificazioni dello stato di coscienza e indursi stati di trance, al fine di resistere alla sofferenza, alla fame, al freddo, al dolore, all’umiliazione, all’abbandono o ancora, nei bambini, al fine di preservare l’illusione di avere dei genitori capaci di accudire e proteggere. Possono verificarsi:

  • Stati di alterazioni nella percezione temporale e sensoriale (una rottura della continuità tra presente e passato, come vivere in una bolla atemporale in cui spesso il passato traumatico irrompe improvvisamente come se stesse accadendo nel presente)

  • Memoria frammentata: incapacità di integrare, cioè dare un senso di continuità agli eventi della propria vita

  • Percezioni distorte del proprio corpo (depersonalizzazione) , per es. sentire se stessi come strani o irreali

  • Percezioni distorte della realtà circostante (derealizzazione): percepire il proprio ambiente circostante strano, irreale o non familiare

  • Confusione e conflitto riguardo alla propria identità personale

  • Fino a alterazioni di identità: assunzioni di altre identità separate (Disturbo Dissociativo dell’Identità, DID)

  • Una sintomatologia dissociativa più o meno estesa è presente anche in soggetti con Disturbo Borderline di Personalità (DBP)

In tutti gli studi clinici condotti su individui con Traumi Complessi sono presenti stati depressivi protratti, nel senso che i vari aspetti di un trauma prolungato concorrono ad aggravare i sintomi depressivi:

  • Iperattività e sintomi ansiosi e di allarme

  • Insieme ai sintomi neurovegetativi tipici della depressione è presente la cosiddetta “Triade del Sopravvissuto” rappresentata da: disturbi del sonno, incubi e disturbi psicosomatici

Quindi

  • Maggiori difficoltà di concentrazione, apatia e senso di impotenza

  • Svalutazione dell’immagine di sé, senso di colpa, perdita di fiducia, che Insieme a stati di rabbia intensa determinano circoli viziosi di sofferenza

Inoltre, in seguito a gravi traumi protratti, soprattutto nell’infanzia, si possono osservare in età adulta, il ripetersi di esperienze traumatiche (rapporti violenti, aggressività, atti lesivi), sia per mano propria sia di altri. Queste ripetizioni non sono direttamente legate al trauma originale e non sono riproposizioni delle esperienze traumatiche (la persona non vive in quel momento un’esperienza traumatica), piuttosto si presentano automaticamente in forma sintomatica o caratteriologica:

  • Automutilazioni come atti ripetitivi di autolesionismo (tagli, bruciature, ecc..)

  • Difficoltà a proteggersi o a riconoscere contesti a rischio (sindrome della preda indifesa)

Pertanto, le persone che subiscono le drammatiche conseguenze di un trauma prolungato, possono essere descritte, erroneamente, come “dipendenti” o “masochisti”. La letteratura scientifica contemporanea sostituisce i vecchi concetti di masochismo e di coazione a ripetere con il concetto di Sindrome Traumatica Complessa.

 

La cura

Il trattamento dei Disturbi Traumatici Complessi prevede, spesso, interventi con più figure professionali esperte in psicotraumatologia e l’applicazione di protocolli di psicoterapia specifici e adattati su ogni singolo caso.

 

Fonti:

“Stress Emozioni Malattia. Introduzione alla medicina psicosomatica” Paolo Pancheri (1993)

“DSM 5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – quinta edizione” (2014)

“La Teoria Polivagale” S. Porges (2011)

“Stress traumatico. Gli effetti sulla mente, sul corpo e sulla società delle esperienze intollerabili” a cura di B.A.VanderKolk et al. (2007)

“Trauma e relazioni. Le prospettive scientifiche e cliniche contemporanee” a cura di R. Williams (2009)

"Come in una bolla. La complessità di un disturbo Borderline"P. Foggetti (2013)

“Il corpo accusa il colpo” B.A. Van derKolk (2015)

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