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    • Paola Foggetti
      • 5 apr
      • Tempo di lettura: 3 min

    Qual è la miglior forma di trattamento del trauma?


    Quando parliamo di trauma dello sviluppo e di trauma cumulativo non esiste un trattamento elettivo che risulti efficace per tutti. La complessità dell’essere umano si evidenzia anche in ambito psicopatologico.

    Secondo alcuni studi esistono degli elementi fondamentali per il trattamento del trauma che non possono essere trascurati. Il primo fra tutti riguarda il lavoro sulla relazione terapeutica, su cui si installa l'intero processo terapeutico.

    In letteratura scientifica gli approcci top-down per il trattamento del trauma sono efficaci, ma talvolta alcuni traumi profondi, cumulativi e soprattutto che hanno dis-integrato la personalità dell’individuo, con sintomi severi dissociativi, possono non raggiungere il nucleo primario del trauma. Le reazioni di difesa e di disintegrazione del sé risultano preminenti oppure emergono emozioni soverchianti che impediscono di tollerare il ricordo dell’evento. I protocolli top-down si basano sull’innata capacità del cervello umano di guarire il trauma emotivo attraverso uno specifico modo di trattare il ricordo dell’evento scatenante.

    Le terapie più efficaci e sicure del trauma dello sviluppo e cumulativo tengono in considerazione la dissociazione del sé e vengono utilizzate dal clinico esperto all'interno del cosiddetto "trattamento a fasi" della dissociazione traumatica. La gestione dei sintomi è un aspetto importante e la maggior parte degli strumenti efficaci e sicuri lavorano gestendo i sintomi di sofferenza generati direttamente dal lavoro sul trauma.

    Integrare le tecniche psicoterapeutiche di ultima generazione sul trattamento dei traumi complessi e cumulativi è la strada più efficace da percorrere, perché permette ai clinici di modellare i propri interventi per ogni specifica richiesta terapeutica.

    Il DBR è una nuova scienza terapeutica per il trattamento dissociativo traumatico. Agisce sui precursori somatico-tensivi dell'emozione del trauma e, in questo modo, riesce a mantenere con più facilità la persona all'interno della finestra di tolleranza, ovvero da prevenire reazioni particolarmente disturbanti permettendo di operare, al bisogno, eventuali modulazioni neurofisiologiche, in modo efficace.

    “Il Deep Brain Reorienting (DBR) mira ad accedere al nucleo dell’esperienza traumatica in un modo tale per cui viene tracciata la sequenza fisiologica originale che ha luogo nel mesencefalo - la parte del cervello che si attiva prontamente nelle situazioni concomitanti di pericolo o di rottura del legame di attaccamento. Possono esserci minaccia ed attaccamento legati assieme quando, per esempio, un’esperienza di abbandono avvenuta durante l’infanzia attiva una paura legata al senso di sopravvivenza.”

    “Il DBR agisce ad un livello cerebrale ancora più profondo rispetto a queste ultime, ossia il mesencefalo, una struttura antica collocata nel tronco encefalico ben al di sotto dell'ippocampo e dei gangli basali. Le zone coinvolte nel DBR coinvolgono in primis, ma non soltanto, i collicoli superiori (SC) e il grigio periacqueduttale (PAG). Il DBR interviene direttamente sui precursori dell'attivazione della memoria traumatica e agisce su circuiti talmente profondi da non essere spesso coscienti e, lavorando su di essi, genera un cambiamento a cascata, spontaneo, su tutti i livelli successivi generando emozioni, sensazioni, pensieri, comportamenti differenti e reazioni fisiche e fisiologiche differenti.”

    "L'intervento di gestione del sintomo è più precoce e può partire prima rispetto a metodi che agendo puramente post-PAG si vedono costrette a intervenire più tardi e con un dispendio maggiore di energia.

    Il DBR non utilizza nessuno strumento esterno e nessuna rigida procedura; utilizza solo la naturale proprietà di auto guarigione del cervello ed agisce nel pieno rispetto delle tempistiche del paziente. Spesso, durante una seduta di DBR, si parla anche poco, è un lavoro molto introspettivo e di profonda relazione con il terapeuta; il lavoro lo fa il cervello del paziente in modo spontaneo e spesso il paziente si trova a osservare la propria auto guarigione profonda, in completa sicurezza. Il DBR è uno strumento davvero meraviglioso! Naturale, ecologico e soprattutto molto semplice. E' sufficiente comprendere bene la sequenza neurofisiologica su cui si basa il DBR, riconoscerla nel cervello del paziente e seguirla/guidarla durante la seduta."

    https://www.deepbrainreorienting.it/


    • Blog
    • Paola Foggetti
      • 5 ago 2020
      • Tempo di lettura: 3 min

    I Sogni durante il lockdown


    Da sempre l'attività onirica ha interessato poeti, filosofi e scienziati. Il fascino del mondo dei sogni, con i suoi misteri, attrae culture e discipline diverse. Da un punto di neuropsicofisiologico l'attività onirica, specifica del sonno REM, riguarda quella fase del sonno, generalmente rappresentata nella seconda parte della notte, in cui si presenta una quasi completa perdita di tono della muscolatura volontaria e durante la quale si verifica l’attività onirica più intensa. Oggi sappiamo che la funzione dei sogni è proprio quella di elaborare le emozioni, le situazioni complesse, gli eventi negativi, le preoccupazioni e i ricordi per ognuno di noi significativi. Il sogno, quindi, agisce come una terapia notturna. Questa primavera ci siamo trovati a vivere un'esperienza unica per la nostra epoca, la pandemia della SARS-CoVid-2. Gli effetti di questa malattia sono stati, per molti pazienti, drammatici. Inoltre la paura di infettarsi e la difficoltà a gestire il lockdown hanno alterato in molte persone alcuni sistemi biologici. Tra questi il ciclo sonno veglia è stato particolarmente colpito e si sono presentati maggiori disturbi del sonno. Studi neuropsicologici evidenziano, da anni, che durante la fase REM, il nostro cervello si attiva al fine di gestire le emozioni intense, soprattutto quelle negative.

    Recenti studi internazionali hanno evidenziato dutante e dopo il lockdown un aumento significativo dei disturbi del sonno (definite Parasonnie) in fase REM, quei disturbi del sonno maggiormente presenti anche negli stati post traumatici. https://link.springer.com/article/10.1007/s00415-020-10056-6

    https://www.nationalgeographic.com/science/2020/04/coronavirus-pandemic-is-giving-people-vivid-unusual-dreams-here-is-why/ https://www.kcl.ac.uk/news/the-three-groups-reacting-to-life-under-lockdown https://rebecca-renner.com/ In breve, le Parasonnie del sonno REM sono : A) Il Disturbo Comportamentale in Sonno REM (REM SLEEP BEHAVIOR DISORDER – RBD) si contraddistingue per la perdita della fisiologica atonia muscolare. Per tale motivo, durante gli episodi, che si verificano più frequentemente nella seconda parte della notte, le persone presentano una eccessiva attività motoria, spesso caratterizzata da comportamenti bruschi (come urlare, tirare pugni e calci), in rapporto al contenuto dei loro sogni, i quali vengono riferiti, generalmente, a contenuto negativo; B) La Paralisi del Sonno. Durante questo disturbo, le persone, nonostante rimangano coscienti, hanno la percezione di non potersi muovere. Gli episodi si possono verificare durante la fase di addormentamento (“paralisi ipnagogiche”) o in seguito ad un risveglio (“paralisi ipnopompiche”). Possono essere accompagnate da allucinazioni uditive o visive e possono durare da pochi secondi a parecchi minuti, causando spesso intensa ansia nel soggetto che le vive; C) Gli Incubi Notturni . Consistono in sogni paurosi, a contenuto negativo, spesso di lunga durata; frequentemente tali sogni inducono il risveglio del soggetto che ne mantiene un vivido ricordo. Sono frequenti nei bambini oppure nei pazienti con “disturbo post-traumatico da stress”. Possono essere favoriti dalla febbre oppure dalla brusca sospensione di alcol o di farmaci che riducono il sonno REM. Da uno studio osservazionale della mia esperienza clinica on line, durante il lockdown il 30% dei pz (9 pazienti su 30) età media 32 anni, hanno presentato: - alterazioni del ciclo sonno veglia - aumento dell'attività motoria durante il sonno nella fase REM (Disturbo Comportamentale del sonno REM) - mentre il 10% ha avuto un maggior numero di episodi di sonnambulismo (non dovuti agli effetti collaterali di farmaci psicotropi).

    Le evidenze cliniche e altre, che riguardano la popolazione generale, stanno confermando che la maggior parte delle persone durante l'emergenza Coronavirus ha sofferto di disturbi del sonno e anche la ripresa di un buon sonno, dopo il lockdown, non è stata facile

    • Blog
    • Paola Foggetti
      • 26 giu 2019
      • Tempo di lettura: 1 min

    20 anni di EMDR


    20 anni di terapia EMDR in Italia. Un metodo terapeutico elettivo per il trattamento dei Traumi, ha raccolto negli anni numerosissime evidenze empiriche, e ad oggi risulta un metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dal Ministero della salute nel 2003. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’agosto del 2013, ha riconosciuto l’ EMDR come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati.

    L’efficacia dell‘ EMDR è stata dimostrata per diversi tipi di trauma, sia per il Disturbo da Stress Post Traumatico che per i traumi di minore entità. La ricerca riguardante l’ EMDR mostra la presenza di evidenti cambiamenti neurobiologici che si verificano durante ogni seduta di psicoterapia, rendendo questo approccio terapeutico uno dei percorsi che garantisce un’efficacia neurobiologica. Le scoperte in questo campo confermano l’associazione tra i risultati clinici di questa terapia e alcuni cambiamenti a livello delle strutture e del funzionamento cerebrale.

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    Paola Foggetti:
    Psicologa clinica, psicoterapeuta

     

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