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  • Immagine del redattore: Paola Foggetti
    Paola Foggetti
  • 5 apr 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Quando parliamo di trauma dello sviluppo e di trauma cumulativo non esiste un trattamento elettivo che risulti efficace per tutti. La complessità dell’essere umano si evidenzia anche in ambito psicopatologico.

Secondo alcuni studi esistono degli elementi fondamentali per il trattamento del trauma che non possono essere trascurati. Il primo fra tutti riguarda il lavoro sulla relazione terapeutica, su cui si installa l'intero processo terapeutico.

In letteratura scientifica gli approcci top-down per il trattamento del trauma sono efficaci, ma talvolta alcuni traumi profondi, cumulativi e soprattutto che hanno dis-integrato la personalità dell’individuo, con sintomi severi dissociativi, possono non raggiungere il nucleo primario del trauma. Le reazioni di difesa e di disintegrazione del sé risultano preminenti oppure emergono emozioni soverchianti che impediscono di tollerare il ricordo dell’evento. I protocolli top-down si basano sull’innata capacità del cervello umano di guarire il trauma emotivo attraverso uno specifico modo di trattare il ricordo dell’evento scatenante.

Le terapie più efficaci e sicure del trauma dello sviluppo e cumulativo tengono in considerazione la dissociazione del sé e vengono utilizzate dal clinico esperto all'interno del cosiddetto "trattamento a fasi" della dissociazione traumatica. La gestione dei sintomi è un aspetto importante e la maggior parte degli strumenti efficaci e sicuri lavorano gestendo i sintomi di sofferenza generati direttamente dal lavoro sul trauma.

Integrare le tecniche psicoterapeutiche di ultima generazione sul trattamento dei traumi complessi e cumulativi è la strada più efficace da percorrere, perché permette ai clinici di modellare i propri interventi per ogni specifica richiesta terapeutica.

Il DBR è una nuova scienza terapeutica per il trattamento dissociativo traumatico. Agisce sui precursori somatico-tensivi dell'emozione del trauma e, in questo modo, riesce a mantenere con più facilità la persona all'interno della finestra di tolleranza, ovvero da prevenire reazioni particolarmente disturbanti permettendo di operare, al bisogno, eventuali modulazioni neurofisiologiche, in modo efficace.

“Il Deep Brain Reorienting (DBR) mira ad accedere al nucleo dell’esperienza traumatica in un modo tale per cui viene tracciata la sequenza fisiologica originale che ha luogo nel mesencefalo - la parte del cervello che si attiva prontamente nelle situazioni concomitanti di pericolo o di rottura del legame di attaccamento. Possono esserci minaccia ed attaccamento legati assieme quando, per esempio, un’esperienza di abbandono avvenuta durante l’infanzia attiva una paura legata al senso di sopravvivenza.”

“Il DBR agisce ad un livello cerebrale ancora più profondo rispetto a queste ultime, ossia il mesencefalo, una struttura antica collocata nel tronco encefalico ben al di sotto dell'ippocampo e dei gangli basali. Le zone coinvolte nel DBR coinvolgono in primis, ma non soltanto, i collicoli superiori (SC) e il grigio periacqueduttale (PAG). Il DBR interviene direttamente sui precursori dell'attivazione della memoria traumatica e agisce su circuiti talmente profondi da non essere spesso coscienti e, lavorando su di essi, genera un cambiamento a cascata, spontaneo, su tutti i livelli successivi generando emozioni, sensazioni, pensieri, comportamenti differenti e reazioni fisiche e fisiologiche differenti.”

"L'intervento di gestione del sintomo è più precoce e può partire prima rispetto a metodi che agendo puramente post-PAG si vedono costrette a intervenire più tardi e con un dispendio maggiore di energia.

Il DBR non utilizza nessuno strumento esterno e nessuna rigida procedura; utilizza solo la naturale proprietà di auto guarigione del cervello ed agisce nel pieno rispetto delle tempistiche del paziente. Spesso, durante una seduta di DBR, si parla anche poco, è un lavoro molto introspettivo e di profonda relazione con il terapeuta; il lavoro lo fa il cervello del paziente in modo spontaneo e spesso il paziente si trova a osservare la propria auto guarigione profonda, in completa sicurezza. Il DBR è uno strumento davvero meraviglioso! Naturale, ecologico e soprattutto molto semplice. E' sufficiente comprendere bene la sequenza neurofisiologica su cui si basa il DBR, riconoscerla nel cervello del paziente e seguirla/guidarla durante la seduta."


  • Immagine del redattore: Paola Foggetti
    Paola Foggetti
  • 24 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Un carico di eventi traumatici nella vita aumenta ulteriormente il rischio di sviluppare un Disturbo da Stress Post Traumatico (di tipo complesso).

In riferimento ai traumi, il detto: “il tempo cura tutte le ferite” è falso, per questi motivi:


1) Le ferite non sono tutte uguali. Le ferite di eventi abnormi, che producono effetti traumatici, è bene curarle subito per non rimanere intrappolati nella sofferenza del passato, mentre la propria vita continua a scorrere;

2) L’età della persona influisce, in modo variabile, sugli effetti di un evento traumatico;

3) Le risorse necessarie disponibili (interne ed esterne), per gestire e per superare un evento traumatico, non sono sempre efficaci o possono risultare assenti;

4) I traumi cumulativi e ripetuti (sia nei bambini che negli adulti) richiedono sempre un intervento terapeutico mirato e attuabile appena possibile.



(dipinto ippocampo di Greg Dunn)


I Traumi cumulativi (e talvolta anche quelli singoli) alterano il funzionamento di alcune aree cerebrali, in particolare dell’ippocampo e dell’amigdala. L’alterazione di queste aree determina il formarsi di memorie persistenti, invasive e frammentate.



I sintomi più frequenti: iperarousal (iperattivazione generalizzata), dissociazione, flashback, evitamento persistente (di luoghi, cose, o situazioni che possono far rivivere il trauma), disturbi del sonno.

Le funzioni del sistema nervoso autonomo risultano alterate: l'organismo risponde in modo estremo agli stimoli che rievocano il trauma (aumento del ritmo cardiaco, aumento o diminuzione della pressione sanguigna, ansia intensa o attacchi di panico, disturbi gastroenterici e neurovegetativi - come nausea, dolori addominali, cefalee, svenimento).

Le alterazioni neurormonali, altresì, incidono sulle modalità in cui le esperienze traumatiche vengono depositate (consolidate) nella memoria a lungo termine.

In tutti gli studi clinici condotti su persone che hanno subito Traumi Complessi sono presenti stati depressivi protratti.

La cura deve essere specialistica e mirata. Esistono dei protocolli psicoterapeutici di provata efficacia, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale. Uscire dal trauma è possibile.




  • Immagine del redattore: Paola Foggetti
    Paola Foggetti
  • 10 mar 2020
  • Tempo di lettura: 1 min


Siamo impreparati, smarriti, spaventati ma possiamo imparare a gestire una situazione assolutamente nuova per la nostra epoca.

Impariamo a proteggere noi stessi, i nostri figli, la nostra comunità.

Sviluppiamo nuove competenze, psicobiologiche e sociali.

La protezione è importante, accogliamola.

Se abbiamo bisogno di protezione, non è una vergogna.

Quando la vita ci presenta nuovi scenari, abbiamo potenzialità biologiche per imparare ad adattarci in modo evolutivo.

L'adattamento riguarda tutti i sistemi: psicobiologici, sociali, economici...

In questo momento la giusta protezione può essere una spinta valida a un buon adattamento.

Accogliamo la protezione rispettando le restrizioni, le regole, e impegnandoci a dirigere i nostri pensieri e le nostre azioni verso mète positive e di sollievo.

In questo modo, la paura e la preoccupazione possono essere contenute.

Non giudichiamo la propria fragilità e non smettiamo di sorridere.

Stiamo in casa ma non incollati alla televisione o ai social, prendiamoci cura del tempo che abbiamo.

Manteniamo il contatto anche telefonico con i nostri amici e i familiari lontani, per darci reciprocamente coraggio.

Parliamo, giochiamo con i nostri bambini, trasmettiamo loro gioia e fiducia.

Recuperiamo fiducia nelle nostre risorse personali.

Ricordiamo quante volte abbiamo superato situazioni difficili o drammatiche.

Ricordiamo con gratitudine coloro che ci hanno aiutato.

Ricordiamo con gioia come noi abbiamo aiutato gli altri.

Prendiamoci cura dei nostri desideri, spendiamo bene il nostro tempo.

Riposiamo imparando a rallentare i ritmi.

In questo modo manteniamo la lucidità.

Proteggiamoci con consapevolezza

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