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  • Immagine del redattorePaola Foggetti

Sappiamo che gli esseri umani hanno cinque modalità sensoriali: l’olfatto, l’udito, il tatto, il gusto e la vista. I loro sensori si chiamano esterocettivi. Ma sappiamo anche che questi sensi non sono l’unica fonte di stimolo che orienta il comportamento, le emozioni e i pensieri. Dobbiamo tener conto della vastità di informazioni che arrivano al cervello attraverso molteplici sensori presenti all’interno del nostro organismo. Queste sensazioni interne, ulteriori, forniscono importanti informazioni per la regolazione fisiologica. La psicofisiologia descrive questa modalità sensoriale come interocezione. L’interocezione gestisce i processi somatici e, come altri sistemi sensoriali, presenta quattro componenti: 1. I sensori (interocettori) che si trovano in diversi organi interni (nel cuore, nel fegato, nello stomaco, nell’intestino etc..), per “sentire” le condizioni interne; 2.le vie sensoriali che inviano le informazioni sensoriali al cervello; 3. le strutture cerebrali che interpretano tali informazioni e organizzano risposte per l’adattamento delle condizioni interne; 4. le vie motorie che comunicano dal cervello agli organi interni per cambiare lo stato dell’intero organismo. Le strutture cerebrali valutano, quindi, l’informazione interocettiva, la catalogano, la associano con le altre informazioni sensoriali e immagazzizano le associazioni nella memoria precedurale. Questa consapevolezza funzionale, che ingloba dimensioni consce e inconsce, di quello che sta succedendo nel nostro corpo, sono di fondamentale importanza per comprendere lo stato di attivazione (arousal) dell’organismo e trovare una modalità di regolazione. Questa capacità primaria, molto sviluppata nel neonato, in età adulta non si perderebbe da un punto di vista fisiologico, ma culturalmente, tenderebbe ad essere confusa o inglobata dalle funzioni cognitive superiori. Recuperare e integrare le capacità innate psicoficologiche di regolazione rappresenta un processo fondamentale per la salute e il benessere .

Foto by Carlo Corti

  • Immagine del redattorePaola Foggetti

Una Comunità è un insieme di persone che condividono un territorio, più o meno vasto, in cui i fattori ambientali si fondano via via con l'opera dell'uomo, in un reciproco adattamento. Una Comunità è un sistema che si è dato delle regole, delle norme di convivenza, che ha definito un'organizzazione amministrativa, dei ruoli, ma è anche un intreccio di legami affettivi, psicologici, di appartenenza e talvolta di conflitto.

Quando il territorio e l'insieme del sistema comunitario viene stravolto da eventi catastrofici, come accade a seguito di un terremoto di grandi dimensioni, l'osservazione e la valutazione del territorio colpito nei suoi diversi aspetti può rappresentare un passo fondamentale per ogni operatore di Comunità che voglia calare il proprio intervento in quella realtà, in maniera incisiva ed efficace.

Numerosi sono i fattori di rischio che interagiscono in una comunità ferita da un terremoto e l'analisi dei bisogni e delle risorse della collettività possono risultare degli indici necessari per scegliere le modalità di intervento più adatte ad uno certo tessuto sociale.

Tracciare un profilo globale di una comunità colpita da un evento sismico è un'operazione complessa e allo stesso tempo emotivamente coinvolgente, perché oltre alla conoscenza specifica territoriale, demografica, urbanistica, infrastrutturale, istituzionale, ci si inoltra nell'anima del territorio e del suo popolo. Quest'ultima dimensione antropologica/culturale/psicologica si ottiene dalla confluenza di molteplici fattori, oggettivi e relazionali, rappresentanti la memoria storica individuale e collettiva che viene svelata con rispetto e sensibilità.


  • Immagine del redattorePaola Foggetti

Pensare consapevolmente non può prescindere dal sentire, dal percepire e dal concepire. Il pensiero è molto di più delle sensazioni, ma non può nascere a prescindere da esse.

Mi occupo di integrazione mente corpo da 20 anni e continuo a sostenere che ogni evento umano è sempre psicofisico.

Il nostro modo di essere (mostrarsi e costruire modelli di significato) e di funzionare - in relazione- come umani, è determinato da un continuo movimento/contatto tra molteplici sistemi interni ed eterni al nostro organismo. Il proprio ambiente culturale, ovviamente, non vi è escluso.

E’ questo movimento circolare che determina la interconnessione tra le parti e tra i sistemi (cervello-corpo-cervello), forma l’identità e organizza la personalità.

L'interruzione del meccanismo integrativo pone in primo piano l'individuo, ovvero il processo integrativo stesso.

Il Trauma può rappresentare l'evento predittivo, per eccellenza, di una disintegrazione o di una interruzione tra i sistemi.

Ma non sono solo gli effetti degli eventi traumatici che disconnettono; un deficit nella regolazione emotiva, è anch'esso un fenomeno di mancata integrazione. E’ sempre il corpo che mostra, a vari livelli, una disconnessione, e la mente diviene un modo di essere del corpo. Le capacità cognitive superiori, di riflessione, di consapevolezza del momento presente, vengono meno. I sintomi somatici di allarme improvviso o, al contrario, di totale anestesia fisica ed emotiva prevalgono sulla propria esistenza. I pensieri possono divenire “contaminati” dalla paura, o al contrario essere disconnessi dalle memorie traumatiche.

Fonti

Commento su “Come in una bolla. La complessità di un disturbo Borderline” (P. Foggetti 2013), Rivista Psicobiettivo, 1, Franco Angeli Editore


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