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  • Immagine del redattorePaola Foggetti

Di nuovo attivo lo spazio #online dedicato alla #supervisione Clinica in Psicoterapia per i colleghi italiani che operano all'estero.

La disponibilità, ovviamente, è rivolta anche ai colleghi che lavorano a Roma o in Italia.

L'esperienza clinica ospedaliera e residenziale, la formazione molteplice in diversi approcci psicoterapeutici mi permette di accogliere le richieste di supervisione da colleghi #cognitivisti e #psicodinamici relazionali, per setting individuali, di coppia e di gruppo.


Per richiedere un appuntamento scrivere un'e-mail all'indirizzo pa.foggetti@gmail.com


Procedura e normativa:


1) Le prime supervisioni di ogni singolo caso devono essere precedute da una breve relazione clinica da inviare via e-mail 2 giorni prima (o da concordare)


2) Insieme alla relazione clinica il professionista deve firmare e inviare:


a) il consenso informato sulla privacy ai sensi della normativa vigente;


b) fotocopia di un documento di identità valido.


È necessario un primo breve incontro


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Quando parliamo di trauma dello sviluppo e di trauma cumulativo non esiste un trattamento elettivo che risulti efficace per tutti. La complessità dell’essere umano si evidenzia anche in ambito psicopatologico.

Secondo alcuni studi esistono degli elementi fondamentali per il trattamento del trauma che non possono essere trascurati. Il primo fra tutti riguarda il lavoro sulla relazione terapeutica, su cui si installa l'intero processo terapeutico.

In letteratura scientifica gli approcci top-down per il trattamento del trauma sono efficaci, ma talvolta alcuni traumi profondi, cumulativi e soprattutto che hanno dis-integrato la personalità dell’individuo, con sintomi severi dissociativi, possono non raggiungere il nucleo primario del trauma. Le reazioni di difesa e di disintegrazione del sé risultano preminenti oppure emergono emozioni soverchianti che impediscono di tollerare il ricordo dell’evento. I protocolli top-down si basano sull’innata capacità del cervello umano di guarire il trauma emotivo attraverso uno specifico modo di trattare il ricordo dell’evento scatenante.

Le terapie più efficaci e sicure del trauma dello sviluppo e cumulativo tengono in considerazione la dissociazione del sé e vengono utilizzate dal clinico esperto all'interno del cosiddetto "trattamento a fasi" della dissociazione traumatica. La gestione dei sintomi è un aspetto importante e la maggior parte degli strumenti efficaci e sicuri lavorano gestendo i sintomi di sofferenza generati direttamente dal lavoro sul trauma.

Integrare le tecniche psicoterapeutiche di ultima generazione sul trattamento dei traumi complessi e cumulativi è la strada più efficace da percorrere, perché permette ai clinici di modellare i propri interventi per ogni specifica richiesta terapeutica.

Il DBR è una nuova scienza terapeutica per il trattamento dissociativo traumatico. Agisce sui precursori somatico-tensivi dell'emozione del trauma e, in questo modo, riesce a mantenere con più facilità la persona all'interno della finestra di tolleranza, ovvero da prevenire reazioni particolarmente disturbanti permettendo di operare, al bisogno, eventuali modulazioni neurofisiologiche, in modo efficace.

“Il Deep Brain Reorienting (DBR) mira ad accedere al nucleo dell’esperienza traumatica in un modo tale per cui viene tracciata la sequenza fisiologica originale che ha luogo nel mesencefalo - la parte del cervello che si attiva prontamente nelle situazioni concomitanti di pericolo o di rottura del legame di attaccamento. Possono esserci minaccia ed attaccamento legati assieme quando, per esempio, un’esperienza di abbandono avvenuta durante l’infanzia attiva una paura legata al senso di sopravvivenza.”

“Il DBR agisce ad un livello cerebrale ancora più profondo rispetto a queste ultime, ossia il mesencefalo, una struttura antica collocata nel tronco encefalico ben al di sotto dell'ippocampo e dei gangli basali. Le zone coinvolte nel DBR coinvolgono in primis, ma non soltanto, i collicoli superiori (SC) e il grigio periacqueduttale (PAG). Il DBR interviene direttamente sui precursori dell'attivazione della memoria traumatica e agisce su circuiti talmente profondi da non essere spesso coscienti e, lavorando su di essi, genera un cambiamento a cascata, spontaneo, su tutti i livelli successivi generando emozioni, sensazioni, pensieri, comportamenti differenti e reazioni fisiche e fisiologiche differenti.”

"L'intervento di gestione del sintomo è più precoce e può partire prima rispetto a metodi che agendo puramente post-PAG si vedono costrette a intervenire più tardi e con un dispendio maggiore di energia.

Il DBR non utilizza nessuno strumento esterno e nessuna rigida procedura; utilizza solo la naturale proprietà di auto guarigione del cervello ed agisce nel pieno rispetto delle tempistiche del paziente. Spesso, durante una seduta di DBR, si parla anche poco, è un lavoro molto introspettivo e di profonda relazione con il terapeuta; il lavoro lo fa il cervello del paziente in modo spontaneo e spesso il paziente si trova a osservare la propria auto guarigione profonda, in completa sicurezza. Il DBR è uno strumento davvero meraviglioso! Naturale, ecologico e soprattutto molto semplice. E' sufficiente comprendere bene la sequenza neurofisiologica su cui si basa il DBR, riconoscerla nel cervello del paziente e seguirla/guidarla durante la seduta."


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Questo interessante e recente studio mette in risalto le note connessioni tra l'asse intestino-cervello. Nello specifico i ricercatori osservano come la CBT (la terapia cognitivo comportamentale) contribuisca ad alleviare l'infiammazione dell'intestino riducendo la gravità dei sintomi dell'IBS (Sindrome dell'intestino irritabile), una patologia molto diffusa nella popolazione generale.

Il legame tra il microbioma intestinale e il cervello è molto stretto, alcune ricerche mostrano che la maggior parte dei batteri che si trovano nel cervello sono di filogenesi intestinale e possono influire sugli stati umorali dell'individuo.

Questo studio randomizzato è andato a vedere, dunque, se i parametri basali del microbioma cerebrale e intestinale possono predire la risposta alla CBT e se questa può essere associata a cambiamenti nell'asse cervello-intestino-microbioma (BGM).

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è un disturbo comune delle interazioni cervello-intestino, i sintomi sono: dolore addominale ricorrente associato a abitudini intestinali alterate in assenza di qualsiasi patologia gastrointestinale vera e propria.

Molteplici evidenze scientifiche mostrano la presenza di alterazioni anatomiche e funzionali della connettività nelle reti cerebrali nei pazienti con IBS correlate all'eccitazione emotiva, alla valutazione della salienza, alla funzione sensomotoria e del tronco cerebrale; nonché un'associazione di specifiche alterazioni microbiche intestinali con differenze nei volumi di materia grigia delle regioni sensoriali e legate alla salienza.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è un efficace intervento psicoterapeutico rivolto alla cura dei disturbi d'ansia, dell'umore e stress correlati, che interviene sui coping disfunzionali, sulla preoccupazione intensa come idee catastrofiche, errore di previsione e ipervigilanza; ovvero su tutti quegli aspetti cognitivi, emotivi e metacognitivi, disfunzionali che determinano un'attivazione ipertrofica dell'asse dello stress.; tutti quei fattori neuropsicofisiologici noti per esacerbare i sintomi della IBS.

Nella misura in cui la CBT induce un cambiamento sintomatico attraverso percorsi psicobiologici, i ricercatori hanno ipotizzato che ciò avvenga modulando principalmente la componente cerebrale dell'asse BGM, anche se l'effetto di questi cambiamenti centrali sul resto dell'asse BGM e sul miglioramento dei sintomi non sono ancora molto chiari. Inoltre i ricercatori hanno ipotizzato che i segnali microbici al cervello sotto forma di metaboliti neuroattivi, tra cui acidi grassi a catena corta e serotonina, potrebbero modulare la reattività agli effetti biologici della CBT .

Questa ricerca dimostra per la prima volta, che un trattamento breve psicoterapeutico, non farmacologico e non dietetico, CBT, può modulare e rielaborare schemi psicoaffettivi disfunzionali, e di conseguenza regolare le interazioni dell'asse cervello-intestino-microbioma nei pazienti con IBS. Sembrerebbe, inoltre, che la probabilità di risposta al trattamento potrebbe essere prevista dalla composizione basale del microbiota, aumentando la possibilità che i pazienti con IBS, che hanno risposto alla CBT, possano essere identificati nella pratica clinica utilizzando biomarcatori microbici.

I cambiamenti osservati nel cervello, nei microbi intestinali e nei sintomi, dei pazienti che hanno risposto alla CBT, supportano il ruolo delle alterazioni nell'asse cervello-intestino-microbioma nell'IBS evidenziando una coerenza dell'importante influenza delle funzioni mentali sul microbioma intestinale in modo bidirezionale.

Lo studio è veramente molto interessante e ben eseguito. Per chi fosse interessato a leggere l'articolo integrale può cliccare il link in didascalia alla figura.

La ricerca successiva potrà dirigersi verso studi più ampi al fine di identificare i correlati funzionali dei cambiamenti microbici intestinali dei pazienti con IBS per i quali le psicoterapie integrate mente corpo, combinate anche con adeguate cure nutraceutiche, siano più efficaci.



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